Campionato fermo in attesa di conoscere l’evoluzione della situazione che varia di giorno in giorno. Noi allora ne approfittiamo per conoscere un pò meglio i nostri calciatori, e anche chi fa parte del settore giovanile giallorosso. Oggi tocca a Raffaele Abeti, allenatore dell’U16 e dei Primi Calci 2011-2012. Di seguito, ecco l’intervista integrale:
Raccontaci della tua esperienza con la Polisportiva Santa Maria.
“Quest’anno ho allenato due gruppi, l’U16 Provinciale con cui abbiamo vinto anche il campionato perchè a tre giornate dalla fine, prima del coronavirus, eravamo primi in classifica a tre punti sulla seconda e con una partita in meno da recupere. Ho allenato anche i Primi Calci 2011 e 2012. Questo è il mio secondo anno a Santa Maria, però è la prima volta che vengo qui ad allenare. E’ stata una grande esperienza. Ho conosciuto persone di sani principi e valori, dal presidente fino al grande magazziniere Costabile”.
Qual è l’arma vincente, secondo te, per la costruzione di un settore giovanile fruttuoso ed efficiente?
“La cosa più importante è la programmazione a lungo termine. Programmare è fondamentale in qualsiasi settore, quindi anche nel calcio e settore giovanile. Costruire un organigramma dove tutte le persone rispettino i propri ruoli in modo che si lavori in pace”.
Come nasce la tua passione per il calcio?
“La mia passione è nata da quando sono uscito dal feto materno. Posso dire che sono uscito con un pallone in mano, quindi è una cosa che mi porto da sempre”.
Qual è, secondo te, l’aspetto più importante da trasmettere ai ragazzi?
“Per me ci sono dei valori importanti come la lealtà, la correttezza, il fair-play che sono valori fondamentali per la crescita e formazione prima come uomo e poi come calciatore”.
In cosa bisogna migliorare in Italia per quanto riguarda la valorizzazione dei giovani?
“I giovani devono crescere senza pressioni facendo il proprio percorso, senza la pressione di genitori e procuratori che credono di avere dei campioni già pronti per grandi palcoscenici”.
Cosa bisognerebbe instaurare, secondo te, per potenziare ancor di più il settore giovanile italiano?
“Bisogna lasciar crescere i ragazzi, e c’è bisogno anche dell’aiuto della Federazione che deve investire di più sulle piccole società e non soltanto su quelle professionistiche. I più piccoli devono essere “educati” da degli istruttori di scienze motorie perchè già in tenera età devono perseguire alcuni obiettivi come il saper camminare e correre. Invece io noto spesso che ci sono allenatori che pensano che il risultato è la cosa più importante, e insegnano loro solamente come si calcia un pallone senza sapere, poi, i principi della motoria come correre e saltare”.