Polisportiva Santa Maria, Calabrese: “Sono in una grande società. Il calcio deve trasmettere valori”

Campionato fermo, allenamenti fermi. Tutto fermo. E noi allora ne approfittiamo per conoscere un pò meglio i nostri calciatori, e anche chi fa parte del settore giovanile giallorosso. Oggi tocca a Damiano Calabrese, allenatore dell’U15 reduce da ottimi anni di lavoro nella Metis. Di seguito, ecco l’intervista integrale:

Raccontaci della tua esperienza con la Polisportiva Santa Maria.

“Se sei un tecnico e cerchi una società dove si possa lavorare in serenità, con un team di altissimo livello, circondati da persone cordiali e per bene, sicuramente la Polisportiva Santa Maria Cilento è una di quelle. Sono molto soddisfatto della mia esperienza in questa importante realtà ed in questo bellissimo paese; ho avuto la possibilità di svolgere il mio lavoro nel migliore dei modi, contribuendo alla costruzione del gruppo giovanissimi regionale Elite 2005, una squadra nuova e di prospettiva. Un gruppo composto da ragazzi educatissimi, con voglia di apprendere e fame di migliorare, caratteristiche che ha permesso loro di crescere sotto il profilo tecnico/tattico, fisico e soprattutto sul piano mentale.”

Qual è l’arma vincente, secondo te, per la costruzione di un settore giovanile fruttuoso ed efficiente?

“Puntare su progetti che guardino verso il futuro. I tempi mutano, la società cambia in continuazione, i ragazzi di oggi non sono quelli di una volta, la ricerca scientifica applicata allo sport evolve verso nuove frontiere e le nuove tecnologie la fanno da padrone ed è importante che anche il calcio e gli addetti ai lavori siano all’altezza di stare al passo. La proposta di nuovi “ambienti” per proporre il movimento, nuovi ambienti per proposte multilaterali finalizzate e non, che mettano al centro di ogni interesse “il giovane atleta calciatore” al fine di favorire un equilibrio psicofisico. Un approccio bioeticamente corretto dove il ragazzo deve essere padrone della propria motricità e della propria unicità, attraverso la naturale espressione di sé e dei propri talenti.”

Come nasce la tua passione per il calcio?

“Probabilmente è nata il giorno in cui sono nato. Credo che sia iniziata anche prima, mia madre mi dice sempre che nel suo pancione scalciavo in continuazione. A parte gli scherzi, il calcio è sempre stato il motore della mia vita, quella passione incontrollata che arricchisce la mia esistenza, che forse mi ha fatto diventare quello che sono. Ho iniziato a fare il professionista a tredici anni andando lontano da casa, iniziando a giocare a cinque anni, da allora in diversi modi sono sempre stato legato e dipendente dal calcio. Sicuramente il mio papà ha saputo farmi amare questo sport.”

Qual è, secondo te, l’aspetto più importante da trasmettere ai ragazzi?

“Il calcio è la metafora della vita. Lo dico sempre ai miei ragazzi. Quello che oggi siete nel gruppo di cui fate parte, quelli sarete molto probabilmente nella vostra vita futura. Dico a loro questa frase, perché per i giovani il calcio deve essere formazione a 360 gradi, devono apprendere la disciplina umana e sportiva, devono giocare per crescere, attraverso le vittorie e soprattutto attraverso le sconfitte. Devono capire che per ottenere ciò che si desidera e raggiungere i propri sogni bisogna essere pronti al sacrificio, che nel calcio è determinante.”

In cosa bisogna migliorare in Italia per quanto riguarda la valorizzazione dei giovani?

“L’esempio della favola Atalanta è lampante di questo periodo. Società che ha capito benissimo l’importanza del settore giovanile e quello che può rendere. Ovviamente con le dovute proporzioni, tutte le società dovrebbero sforzarsi fortemente ad investire di più sui settori giovanili. Le società purtroppo focalizzano le proprie attenzioni soprattutto sulle prime squadre e spesso questo è causa di fallimenti sportivi ed economici, trascurando fortemente propri settori giovanili ed i propri giovani. Questa è una lacuna evidente del nostro sistema, che dovrà essere colmata perché i giovani saranno coloro che dovranno diventare i calciatori del domani, nelle diverse categorie, saranno loro nel bene o nel male i protagonisti del futuro delle società e del calcio italiano.

Cosa bisognerebbe instaurare, secondo te, per potenziare ancor di più il settore giovanile italiano?

“Gli investimenti strutturali generali di ogni Società saranno determinanti, ma lo saranno molto di più quelle delle risorse umane; sarà indispensabile che tutte le società si avvalgano di tecnici altamente qualificati, specializzati nelle proprie competenze che contribuiscano, con un importante lavoro di squadra, alla costruzione del giovane calciatore.”

Un consiglio ai bambini su cosa fare a casa durante l’emergenza coronavirus?

“Sicuramente è importante non trasferire le nostre angosce ai bambini. Loro assorbono molto le energie sia positive, sia negative di noi genitori. E’ importante tenerli impegnati, evitando di fargli modificare in modo eccessivo le loro abitudini, soprattutto quelle del sonno e dell’alimentazione. Consiglio di cercare di stimolarli sia a livello intellettivo attraverso attività di disegno, di bricolage, di raccolte fotografiche di ricordi etc. e sia attraverso attività motorie generali, facendogli svolgere i cosiddetti giochi da strada, compreso e soprattutto quelli con il pallone. Ovviamente stando a casa!”

Damiano Calabrese

 

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